SIMONE MARSIBILIO

"C8H8" 

 

Se dovessi indicare un posto dove è possibile fermare il tempo immaginerei il suo studio.  Non è questione di magia, anche se l'illusione è una componente che ne esce fuori come da una bacchetta magica che si arrotola all'interno della mano e magicamente ritorna alla sua forma in maniera tesa e luccicante. È una questione di stato delle cose, che incanala il pensiero nella ricerca di un senso della vita e per quanto cerchi di scardinare la sua grandezza, la esalta.

Il tempo è una componente che assilla la Mente di Gino Sabatini Odoardi, lo fa dal tempo della pittura e dalla sua folle ma costruita attenzione nei confronti del surrealismo, da Dalì, dallo scandire delle lancette di un orologio e di tutto ciò che può essere liquefatto e riprodotto. É qualcosa che può emergere solo dopo un tempo, un contrasto insomma, passato insieme a lui guardando un bacio su una tela, insegne vecchie che indicano latte scremato e vecchi libri incolonnati che raccontano anche se mai aperti. Storie vissute che hanno una miriade di connessioni l’infanzia, un altro mondo non troppo lontano.

Ricercare il modo di fermare il tempo per paura di finirlo, che poi non è paura ma consapevolezza di viverlo, è un racconto dell'oblio ma con una luce bianca ben stampata che riflette negli occhi di chi sa di aver fatto, dato e ricevuto mai abbastanza.

É una forma di vanità, intesa come vano che porta al vuoto, da qui arrivare al sottovuoto e ad una sua maturità. Il senso del sottovuoto lo intendo come uno struggere quello che il tempo ha dato, mantenendo il passato e il presente nell'eterno oblio futuro facendone tempio di un ricordo. Praticamente l'imbustare e eliminare completamente in maniera irreversibile e chiudere ermeticamente delle tele del passato, degli oggetti di vita vissuta, sono un elogio al non dimenticare cosa siamo e da dove veniamo ma fatto con l'originale scopo di eliminare il protagonismo e far emergere la curiosità di andare oltre quello che si sta vedendo.

Ripeto che il tempo si è fermato, lo faccio per far sì che si muova. Si è fermato al tempo in cui ha disegnato il suo primo bicchiere? no. Si è fermato al tempo in cui ha capito che la semplice forma di un bicchiere da osteria, da casa, da bar, da tutti i giorni per tutti gli usi fosse la sua immagine femminile da rappresentare senza se e senza ma. Un modo di raccontare la trasmissione verticale di emozioni tramite una lettura semplice facendolo con una matita, nel sottovuoto, nel riempirlo e non accettare mai che il bicchiere sia mezzo pieno ma nemmeno sempre mezzo vuoto, fino ad arrivare a termo formarlo.

Passare dal sottovuoto alla termo formatura è un passo dovuto, un passo conseguente alla ricerca dell'anima svuotata dalla fede che si vuole inculcare ma oramai costruita e smembrata in ogni sua forma, è un passo richiesto dalla componente consapevole che la morte è parte del nostro percorso. Noi percorriamo un percorso che va dal punto A al punto B, ognuno di noi in questo percorso vive la sua vita nel modo in cui è capace di fare. Mettere sempre davanti agli occhi la componente B è come esaltare qualcosa per non far capire veramente chi è e cosa è il senso di tutta una vita.

Penso che c'è una ricerca nel nascondere sempre qualcosa nelle sue opere, lo ha sempre fatto e lo farà ancora, per esempio nell'uso di colori che non fanno parte di un immaginario identificativo facendo in modo che l'attenzione non sia dove debba essere, ma dove vuole che vada. Smuovere la visione delle persone portando a credere più che ad un pensiero, in sé stessi. Vedo una generosità caratteriale in questo modo di agire assimilata nel tempo, prima più asettica, ora lo stirene e la termoformatura hanno preso questa componente e hanno rilasciato una eleganza che fanno vedere il tempo che passa lento e in maniera generosa.

La forma del bicchiere, semplice conica e femminile. Una componente fissa e esplicativa della sua formazione. A capacità di far proprio qualcosa che diventa sia oggetto che soggetto dimostra la potenza di non dover mettere di più di quello che si ha sul tavolo. Un modo di rappresentare la propria composizione di vita dove tutte le idee nascono all'interno di una torre, un bicchiere rovesciato come messo sul tavolo prima di iniziare un pranzo, all'interno di essa un mondo dove il tempo cerca di essere fermo e avviene qualcosa come fosse la pancia gravida di una donna pronta a dare al mondo una nuova vita. Una visione romantica, studiata al centimetro e pesata in ogni suo elemento.

Questo è quello che ho visto. Ora quello che immagino.

Immagino che tutto ritorni a terra, che l’illusione di sedie oscillanti e precarie tocchino con i loro piedi la propria solida terra e diano un appoggio a costruire una nuova proiezione del concetto mai diretto, mai fermo. Il concetto di essere in questo momento presenti con la consapevolezza di avere voce.

Immagino che quello che quello che era un disegno, che poi sia stato termoformato, ritorni nel sottovuoto per chiudere un cerchio e un ritorno alle origini. Che il tempo fermo sia contemplato dall’origine di quello che era e che sarà.

Immagino che i difetti, di prove, di studi, di progetti siano portati alla luce come un aggrovigliamento di cose, chiuse ancora al contatto umano riportandoli alla luce, dal sottosuolo al sottovuoto. Un elogio al definire le cose per quello che sono e non per quello che sono state. Mi fa fermare a pensare questa cosa, mi fa pensare che possiamo essere un passaggio, ma loro no e questo rende questa idea come le altre ma gratificante per tutti.

Immagino che lo spazio smuove le lancette del tempo, ma con disinvoltura i colori dislocano l’attenzione diventano protagonisti. Questo processo ci mette all’interno di un'altra bolla temporale, un posto nuovo dove la natura prende il sopravvento sull’artificio che l’uomo ha la capacità di creare. Un parallelo, un semplice punto di colore chiude e apre un altro mondo.

Immagino la semplicità delle cose, la cosa più complessa che ci sia se devo immaginarlo in questo mondo. Immagino una pancia che è l’insieme di tutto quello che vedi dall’esterno e che immagini dall’interno. 

 

Guardiagrele (Ch), febbraio 2023

 

Testo di Simone Marsibilio, studio visit, Alanno (Pe) 17 febbraio 2023.